La dicotomia tra maschio e femmina spesso è
il criterio per giustificare e naturalizzare disuguaglianze. In questo senso è
importante capire il concetto di genere come la condizione sociale per cui
siamo identificati come uomini e donne. Il genere si riferisce alle caratteristiche
comportamentali, culturali, storiche e sociali costruite socialmente.
Non vi sono informazioni contenute nella
genetica che dicano che la donna sia più portata a stirare e l’uomo, invece,
non abbia il “gene” della “capacità di stirare”; cosi come la donna non possa
fare lo scienziato, l’astronauta e l’uomo non possa fare il maestro, l’addetto
alle pulizie, ecc. (professioni ed attività svolte sia da maschi che da femmine
anche se solitamente “orientate” all’uno o l’altro genere).
Un altro dei cliché è rappresentato dal
concetto che “l’uomo non piange”: chissà da dove proviene questo stereotipo che
molte società hanno assunto come modello di comportamento nel passato e
protratto fino ai giorni nostri. Queste convenzioni sono costruite socialmente
nella storia delle nostre culture in cui il genere è visto in forma binaria (o
si è uomo o si è donna), dicotomica (essere donna significa essere l’opposto di
essere uomo) e disuguale (il maschio occupa una posizione di potere ed è
considerato “superiore” alla donna).
Tradizionalmente sono compiti delle donne
la cura della casa e la cura dei figli ed è compito dell’uomo portare il pane a
casa, cioè, l’uomo è “colui che mantiene economicamente la famiglia”.
La società si aspetta che le donne siano
sottomesse, delicate, fragili, ecc. Dagli
uomini, invece, ci si aspetta forza, aggressività, ecc. Oltre all’assegnazione
di questi ruoli, il potere è, storicamente, conferito all’uomo che occupa una
posizione superiore nei confronti della donna.
Tanto nella nostra quanto in altre società
nelle quali anche la donna lavora fuori di casa, non ha senso continuare con
questi stereotipi di genere. D’altronde non c’era senso nemmeno prima, in
quanto i due sessi sono pari: due esseri umani, dunque, cittadini con gli
stessi diritti e doveri. Maschio e femmina hanno cervello, mani e braccia che possono
svolgere gli stessi compiti con le medesime capacità, inclusi i lavori domestici (lavoro gratis e non remunerato spesso lasciato alle donne). In
una coppia nella quale entrambi lavorano fuori casa è giusta l’equa divisione
dei lavori casalinghi. Infatti è un assurdo che i libri didattici e infantili
continuino a riportare gli stereotipi di genere trasmettendo così ai bambini
simboli e significati impregnati di cliché che verranno interiorizzati,
riproducendo così all’infinito la disuguaglianza di genere a danno della donna.
Nella maggior parte dei libri per l’infanzia
i personaggi maschili sono astronauti, medici, scienziati, svolgono, cioè
“professioni da uomini” mentre le corrispettive femminili giocano con le
bambole, lavano, puliscono, cucinano.
Nei libri da me analizzati si percepisce
ancora un modello di genere che rafforza l’opposizione dicotomica uomo-donna:
lui domina e lei è dominata. Sulla
diversità sessuale i libri privilegiano l’eterosessualità, anzi, non esistono
altri modelli da seguire. Questo è l’unico possibile.
I libri ed i giocattoli per l’infanzia sono
ricchi di modelli culturali, che,
attraverso illustrazioni e testi riaffermano il genere come prodotto della
natura e l’orientamento eterosessuale come l’unico possibile e “naturale”. I
libri per l’infanzia rafforzano l’identità come se questa fosse di tutto il
gruppo culturale, l’ unica praticabile e possibile. Questo si definisce etnocentrismo.
“Etnocentrismo è il termine tecnico che
designa una concezione per la quale il proprio gruppo è considerato il centro
di ogni cosa, e tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad
esso. […] Ogni gruppo ritiene che i propri costumi siano gli unici giusti e se
osserva che altri gruppi hanno costumi diversi, li considera con disprezzo. Da
queste differenze derivano epiteti ignominiosi, di disprezzo e di disgusto. Il
fatto più importante è che l’etnocentrismo conduce un popolo a esagerare e a
intensificare tutti quegli elementi dei suoi costumi che sono peculiari e che
lo differenziano dagli altri. Di conseguenza l’etnocentrismo rafforza i costumi
di gruppo”. Sumner (1906)
Non è solo il fatto di preferire la propria
cultura, le proprie abitudini e le proprie idee che costituisce l’etnocentrismo,
ma una visione acritica a favore del proprio gruppo, una visione piena di pregiudizi
nei confronti degli altri. Ad esempio per quanto riguarda i libri di testo
(illustrati e no) che contengono modelli tradizionali di genere, ruoli
tradizionali pieni di stereotipi del maschio (bambino, uomo) e della femmina
(bambina, donna), tutto ciò che nella vita reale si discosta da essi è visto
come innaturale, strano. Così i bambini sono portati dalla società in cui
vivono a considerare normali i maschi e le femmine con tutti gli stereotipi appresi:
ü Maschi:
aggressivi, dominatori, attivi ecc.
ü Femmine: docili, civette, passive ecc.
poiché
è quello che vedono in televisione, sui libri ecc. Viene perciò naturale
considerare “anormale” chi non segue il copione da maschio e da femmina,
escludendo quindi dal gruppo quelli “diversi” dalle identità dominanti e “naturali”, l’uomo e la donna eterosessuale con i loro stereotipi di ruoli.
Elena
Gianini Belotti nel suo libro: Dalla parte delle bambine (1973), analizza l’influenza dei
condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile dalla tenera età. Melotti
riporta nel suo libro degli esempi in cui è dimostrato palesemente che dalla
bambina ci si aspetta certi comportamenti: da piccola è educata a compiacere
gli altri e ad obbedire; alcuni esempi dimostrano che dalla bambina si aspetta
compagnia, aiuto nei lavori domestici e civetteria. Questi sono esempi più che
confermati nella nostra società.
Mi ha appassionato tanto quest’argomento
che ho deciso di analizzare quattro libri per riscontrare più modelli possibili
per la mia analisi.
Ho
analizzato quattro libri illustrati che nel complesso dimostrano:
ü Visione
stereotipata e naturalizzata della femminilità e della mascolinità;
ü Modelli
di famiglie tradizionali e patriarcali;
ü Modelli
“ideali” e “romantici” di famiglie.
Il primo libro da me analizzato s’intitola:
Che
cos’è l’amore
Autori:
David Cali e Anna Laura Cantone
Edizioni
ARKA-Milano 2011 per l’edizione italiana
2011
editions Sarbacane, Paris
Illustrazione n. 1: Due bambine che
camminano per strada, stanno portando a passeggio il cane. Le bambine indossano
vestitini a fiorellini, fiocchi e laccetti colorati ai capelli, fiorellini che
indicano “la loro innocenza e delicatezza”. (Pag.3)
Illustrazione n. 2:
C’è una donna che “guida”. Sì! Una donna
che guida… ma… un carretto per ambulante: ci sono dei contenitori e una tazzina
di caffè, presumo che lei vada in giro
con questo carretto vendendo caffè, cioccolata o qualcosa da bere. Lei,
ovviamente, indossa il grembiule. Professione remunerata ma senza alcun prestigio.
(Pag.4)
Questo libro riporta una famiglia a ceppo;
cioè la coppia anziana vive con quella dell’erede.
Illustrazioni n.3 e
4:
La mamma è truccata, felice, docile ed indossa un vestito rosa e delle
pantofole. Il suo compito nella casa, da quello che si vede, è innaffiare i
fiori, le piante. Questo perché ai fornelli ci sta la nonna. Anch’essa
truccata, “docile”. La nonna indossa un vestito a fiorellini, scarpe con i
tacchi ma non significa che stia per uscire, in quanto anche lei quando è rappresentata
in altre parti della casa con indosso il grembiule, simbolo della “serva” della
famiglia. (pag.5 e 7)
E gli uomini di questa casa ci sono? Sì, che ci sono . E dove sono?
Illustrazioni n.5 e
6:
Il padre è seduto sul suo trono, oh scusate, sulla sua poltrona, mangiando
un panino e guardando la partita di calcio e, “off course” con il telecomando a
portata di mano.
Il nonno, anch'esso è seduto alla sua
poltrona, impegnato a contare la sua collezione di modellini di
macchinine. (pag.6 e 12)
E’ palese
che le donne in questa casa debbano sempre lavorare mentre gli uomini si
rilassano e aspettano di essere serviti. Dunque i codici della Guida alla
decifrazione degli stereotipi sessisti negli
albi sono più che confermati.
Illustrazione
n.7:
C’è un’illustrazione in cui la mamma è seduta, e fa qualcosa di “intellettuale”:
scrive una lettera al suo padre; o meglio l’ha appena finita di scrivere. Per fortuna questa foto, almeno, indica che la
donna sa scrivere! E, presumibilmente, i nonni che vivono in questa famiglia sono
i suoi suoceri. (pag.: 18)
Illustrazione n.”8”: Invece la bambina
ha spesso accanto a sé il cane, non il gatto (Per quest’aspetto è diverso dalla
guida). Il cane gioca anche con il nonno. Sicuramente in questa casa non c’è un gatto, e
il cane è l’unico animale domestico della famiglia. (pag.: 3,8,9,10,12,16,21,23
e 26)
Secondo
libro:
Titolo
originale: Der haarige Dienstag
Beltz
Verlag, Weinheim und Basel,1998
Titolo in
italiano: Battista non vuole lavarsi la testa
Edizione
italiana anno 2000
I
cuccioli- Uri Orlev
Illustrazioni
di Jacky Gleich
(Motta
junior)
Fascia di
età: bambini a partir dai 5 anni
In
questo libro si vede la classica famigliola, una coppia eterosessuale più due
figli: un maschio e una femmina. Tipica illustrazione delle famiglie che si
vedono in molti libri illustrati. Difatti questo porta a formare un pregiudizio
riguardo al modello di famiglia; non l’immagine di questo libro in sé, ma il
fatto che di solito nei libri si trova sempre questo tipo di famiglia.
Considerandosi normale una famiglia con due genitori eterosessuali e con figli come
se fosse l’unico modello praticabile. Questo etnocentrismo porta a ignorare
tutti gli altri tipi di famiglie come quelle: monogenitoriali, famiglia formata
da persone omosessuali con figli ecc. Inducendo così ad una discriminazione, considerando le altre famiglie anormali o
incomplete perché essa non rappresenta la romantica famiglia felice del “mulino
bianco“. Dunque i bambini che fanno
parte di altri tipi di famiglia non sono rappresentati da questo modello e, di
conseguenza, possono sentirsi “esclusi”.
Illustrazione
n.1:
La famiglia è in cucina a fare colazione: la madre indossa un vestito giallo, “colore
caldo” e sta in piedi. Prepara e serve la colazione alla famiglia. In questa
illustrazione non indossa il grembiule ma ha in mano una teiera ed è di fronte
al marito che ha la tazza piena di tè, il che indica che lui è appena stato
servito da lei; e con l’altra mano cerca di togliere il berretto al figlio di 3
anni (che proprio non vuole perché sa che è sabato, e la sua mamma gli laverà i
capelli). In effetti l’illustrazione
mostra che la donna è al servizio della famiglia ed il fatto che non si veda né
la sua sedia né la sua tazza indica che lei probabilmente non farà colazione,
oppure lo farà dopo aver “sistemato tutta la famiglia”. E’ palese che per lei al
primo posto stia la famiglia e che si occuperà di sé stessa se ne avrà tempo.
Non è felice, ha una faccia apprensiva e triste (perché sa che le toccherà
sentire le urla e faticare per lavare i capelli del figlio che non vuole
saperne). Anche la bambina è in apprensione perché non sopporta le urla del
fratello che non tarderanno appena sarà entrato nella vasca da bagno. Il padre indossa colori freddi: azzurro e
verde e porta gli occhiali che gli conferiscono un’aria colta, dimostrano che
egli s’informa leggendo il giornale. Indossa anche una cravatta rossa che lo fa
sembrare un uomo di affari, insomma uno che occupa una posizione importante;
sopra la sedia vicino a lui c’è la ventiquattrore che dimostra che dovrà uscire
a lavorare. La madre, invece, rimarrà a prendersi cura della casa e dei suoi
due figli. Il problema è che questo succede per davvero in molte delle nostre
famiglie, l’uomo è servito e va a lavorare… non si occupa dei figli e mi
domando se questi figli sono solo della donna.. Perché lei e solo lei deve
prendersene cura? Lei fa la solita
casalinga impegnata con la casa e con i figli, lavora gratis, cioè, non riceve
niente per il suo lavoro e inoltre molte volte non viene nemmeno ringraziata
come se fossero compiti solo suoi i lavori casalinghi e la cura dei figli. Molte
di queste donne vogliono pure lavorare fuori casa e molte lo fanno! Pochi libri
illustrano questa situazione e, quando lo fanno, raramente pongono la donna in
una posizione di risalto. Per questo i lavori domestici devono essere
condivisi. Anche lei ha il diritto di sedersi a tavola la mattina e prendere
con calma il suo caffè leggendo il giornale. Ancora una volta prevale lo
stereotipo illustrato della donna, serva della famiglia, e dell’uomo che
lavora, s’informa, è servito. (pag.: 8 e 9)
Illustrazione
n.2:
la donna è impegnata a lavare i capelli del bambino. Il padre anziché aiutarla
semplicemente le dice di passargli sulla testa un asciugamano bagnato, infatti,
ecco lui che ha in mano un oggetto che non si capisce se è un piccolo asciugamano
o qualcos’altro. (pag.13)
Mi domando perché nel libro anziché illustrare
la solita madre che bagna il figlio perché non riportano il padre che svolge
questo compito? Ma cosa stiamo insegnando alle nuove generazioni? I bambini
cresceranno con l’idea solidissima che la cura della casa e dei figli è dovere
della donna, e dico dovere perché molte
volte lei non ha scelta, se il marito non lo fa , toccherà a lei farlo (a meno
che non abbia nonni, tate o qualcun’altro che la aiuti). Il peggio è che da
grandi, i nostri bambini, riprodurranno i ruoli maschili e quelli femminili così come hanno appreso… e allora
quando finalmente la donna e l’uomo
saranno considerati pari per davvero? Quando finirà questa disuguaglianza
sociale?
Illustrazione
n.3:
In questa scena il padre, che non sopporta le urla del figlio, esce di casa infastidito.
Tornerà solo dopo, quando il bambino avrà i capelli lavati, quando avrà smesso
di urlare! (ciò accade tutti i sabati!) (pag.15)
Illustrazione
4:
La cameretta è condivisa dai due bambini,
ma i letti sono contrassegnati: in quello della bambina c’è la bambola mentre
accanto al letto del bambino si vede una macchinina: il solito stereotipo: “le bambole
sono giocattoli da femmine” e “ le macchinine sono giocattoli da maschi!” E qui
si dimostra la mancanza di ragionamento pratico: questi maschi e queste
femmine, in futuro, saranno probabilmente (anche se non tutti) genitori, e le
bambine prenderanno le patente e
guideranno un’auto. (pag.16 e 17)
Illustrazione 5: il
barbiere.
Si vede
un uomo che fa il barbiere, porta gli occhiali ed indossa un grembiule bianco. Neanche qui hanno illustrato
una donna che fa la parrucchiera, e poi, pensandoci bene è un lavoro più che
femminile. Inutile, in questo libro il posto della donna è a casa! (pag.23)
Libro 3
Il mio
papà è il più in gamba del mondo Jens Thiele e Matthias Friedrich
Illustrazioni
di Sabine Wiemers
I
cuccioli- mottajunior
Illustrazione
1
Il padre che fa il muratore, professione ritenuta
maschile.
La bambina vestita
con un vestito a fiori, dimostrando così la sua “dolcezza”, “innocenza”,
“delicatezza”. E un bambino che guida una macchinina.
Pag.(2 e 3)
Illustrazione
2:
a tavola.
La madre qui è seduta e non porta il grembiule. Ma probabilmente
è stata lei a preparare il cibo e a servirlo poiché indossa le pantofole dando l’idea che
solo dopo aver preparato e servito la famiglia si è seduta a mangiare con il marito
e la figlia. Ci sono solo tre sedie, quindi il bambino nell’illustrazione precedente
non fa parte di questa famiglia. Sotto il tavolo si nota un trenino, dunque
come gioco va bene, non c’è la solita bambola per rappresentare le femmine.
Visto che la figlia è una femmina dunque il trenino è suo. (pag.4 e 5)
Illustrazione 3: in questo libro il padre costruisce case e la
madre spacca noci
(i personaggi
sono topi)
In questa illustrazione si vede il lavoro della madre.
Lei spacca noci, in piedi. Il suo collega o datore di lavoro è seduto con una
penna in mano, in questo caso è palese la gerarchia di potere che mette il
maschio in una posizione superiore alla donna.
(pag.8 e 9)
Illustrazione 4: la cameretta
La camera della topolina, figlia dei genitori topi, è
colorata di grigio, verde e azzurro, ma lei indossa una maglietta rosa. Ci sono
anche una poltroncina e una borsetta rosa che indicano che quella camera appartiene
ad una femmina, poiché il rosa “rappresenta”
le femmina, ovviamente senza nessun motivo. E’ una convenzione adottata dalla
società. (pag.18 e 19)
Illustrazione
5: le professioni
Il padre lavora fuori casa, fa il
muratore, o comunque lavora nell’edilizia, la madre, anch’essa lavora fuori
casa, è operaia, oltre a prendersi cura della casa e della figlia. E’ palese la
gerarchia di potere esistente poiché il padre viaggia e va a lavorare
all’estero e la madre, invece, rimane in città e fa anche i lavori casalinghi.
In quest’illustrazione lei è in cucina con il grembiule
e le ciabatte che indicano che lei deve fare i lavori domestici; infatti è al
lavandino che lava i panni o i piatti. In un’altra scena la topolina si ammala
e è portata dal dottore, già.. dottore maschio! Nemmeno qui hanno messo una
femmina nella professione di dottore. Poi si vede il padre (topo) che torna a
casa dal lavoro, dall’estero.. immancabile la valigia che simbolizza la
professione, di solito una professione prestigiosa; nell’altra mano porta dei
fiori per la moglie. (pag. 26 e 27)
Libro 4
Titolo: Il
dentino di Chiara
Jo
Hestlandt
Illustrazioni
di Benjamin Chaud mottajunior
Titolo
originale: la dent d’eve 2001
Prima
illustrazione: la madre che porta la bambina a scuola. La bambina
indossa un giubbottino rosa e beretta rosa. Ha un zainetto rosso e le scarpe
addirittura con i tacchi… rosse.
(perché non è il padre ad accompagnare i figli a
scuola??) (pag.10)
Illustrazione
2-
la famiglia è in cucina: madre, padre e una bambina. La figlia porta la
magliettina rosa, il padre colori freddi. Anche la madre indossa colori freddi
ma il grembiule è abbastanza colorato, colori caldi.
Il padre in questo libro aiuta nelle faccende
domestiche , ma fa le cose, diciamo, più semplici e meno impegnative e, “of course”, non indossa il grembiule. Se non
altro in questa storia va un po’ meglio, perché il padre fa qualcosa in casa.
In questa scena il padre è seduto a tavola: sta pelando le patate, ma seduto.
Chi sta in piedi? La madre! Con il grembiule, ai fornelli cucinando. Così
conferma ancora i codici della guida. (pag.15)
Come dicevo, questo padre aiuta in casa, poco, ma
aiuta. Certo, la situazione non è paritaria, ma è meglio di niente. Se vede il padre
che racconta la favola della buona notte alla bambina, il padre con la scopa in
mano che spazza e sistema la camera mentre la madre è al lavoro. Ma certo, non
si vede lui né cucinare né stirare. C’è comunque una relazione asimmetrica di
potere. Anche se devo dire che è difficile trovare un uomo con la scopa in mano
nei libri infantili… poiché la scopa è considerata simbolo “femminile” secondo
gli stereotipi, chi impugna la scopa deve pulire.
Illustrazione
3:
La cameretta della bambina è abbastanza colorata: colori caldi e abbonda soprattutto
il rosa: giocattoli, poltroncina, tappezzerie del pavimento.. tutto rosa.
Comunque c’è una macchinina azzurra e altri giocatoli vari come un cavallo che
potrebbero essere benissimo considerati giochi “da maschi”, ma giochi da bambini
piccoli!!
Illustrazione
4:
In un’altra illustrazione c’è un topolino che scorrazza per casa e la madre che,
come “tutte le femmine”, ha paura dei topi! Salta sulla schiena del marito che ha in mano una scopa per uccidere oppure
portare fuori casa il topo. Si vede comunque in questa scena l’uomo che “indossa
le vesti” del “supereroe che salva la principessa”, cioè il supereroe che salva
la sua moglie delle grinfie del “terribile topo”. E poi si scopre che era un
giocattolo!(pag.16)
Sicuramente
dei 4 libri analizzati questo è quello che riporta meno stereotipi di genere
anche se, comunque, gli stereotipi ci sono: la madre che fa i lavori
domestici più “ impegnativi” , usa il
grembiule confermando il cliché che il posto della donna è ai fornelli. Però
riceve l’aiuto del marito, che in questa storia non è il solito marito seduto
sulla poltrona che guarda la tv e legge il giornale; il marito con la valigetta
che esce per lavorare. Questo libro si riferisce solo vagamente alla
professione della madre fuori di casa, quando dice che la madre è andata a
lavorare, non c’è nessuna illustrazione che si riferisca al lavoro del padre o
della madre ma si vedono tutti e due che lavorano in casa. Però ecco lo
stereotipo: il papà sbriga le faccende domestiche non perché anche lui debba
farlo e perchè che i lavori domestici debbano essere suddivisi equamente, ma
perché la moglie è uscita presto al lavoro e lui è rimasto a casa , o comunque ha
più tempo, quindi sistema la cameretta della figlia. Nel testo comunque è
chiaro che non è compito suo, però, intanto fa vedere che lui aiuta in cucina,
anche se svolge i lavori meno impegnativi e sistema la camera. Ad ogni modo
quando fa i lavori domestici si vede che è contento o almeno non ha il broncio
come quel padre della “guida” che poi sprofondava in poltrona stanco morto!
In questo
libro, la donna è meno stereotipata nell’abbigliamento: l’ultima scena riporta
la donna non con i soliti vestiti a
colori caldi o a fiori: indossa una maglia ed un paio di pantaloni a colori freddi,
ho detto PANTALONI (ma in altre due scene, porta la gonna e in una il
grembiule), e non è truccata, è al
naturale. (pag.28)
La
bambina ha sempre una maglietta rosa, e quando va a scuola indossa un capottino
rosa, beretta rosa e lo zaino e le scarpe rosse. Probabilmente se fosse un
maschietto lo abbigliamento, scarpe e zaino sarebbero di un altro colore! Celeste?