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martedì 18 agosto 2015

Libro: I diritti delle donne Mary Wollstonecraft

Libro: I diritti delle donne
Mary Wollstonecraft
A cura di Franca Ruggieri
Editori riuniti
settembre 1977

        E’ impressionante che una donna come Mary Wollstonecraft , nata nel 1759 abbia ancora qualcosa da dirci. Lei, nata e vissuta nel periodo dell’illuminismo e della rivoluzione industriale, insieme ad altre donne intellettuali  e rivoluzionarie hanno “iniziato la lotta” per l’emancipazione femminile.
        Mary Wollstonecraft (1759-1797) scrisse nel 1792 il libro: Vindication of the rights of woman, una delle prime analisi della condizione femminile. E’ incredibile che a distanza di due secoli, così poco sia cambiato nella condizione della donna.

Parto dall’introduzione  di Mary Wollstonecraft

“La condotta  e i costumi delle donne sono, infatti, la chiara prova della loro imperfetta salute mentale; perché, come per i fiori piantati in un terreno troppo fertile, forza e utilità vengono sacrificate alla bellezza; e le foglie rigogliose, dopo aver soddisfatto lo sguardo esigente, appassiscono dimenticate  sullo stelo, assai prima del tempo in cui avrebbero dovuto  raggiungere la maturità. A parer mio  la sola causa di questa fioritura sterile è da attribuire ad un’educazione sbagliata, suggerita dai libri scritti in proposito da uomini, che considerando le donne nei loro attributi femminili piuttosto che umani, si sono preoccupati di fare di loro amanti seducenti e non mogli affezionate e madri razionali; e l’intelletto di tutto il sesso è stato a tal punto ingannato da questo subdolo omaggio, che le donne “civili” di questo secolo, con qualche eccezione, non desiderano altro che ispirare amore, laddove dovrebbero nutrire una più nobile ambizione ed esigere rispetto per mezzo delle loro capacità e virtù.” (pagina 63)

In questo testo Wollstonecraft   paragona le donne ai fiori.  Quando dice che “forza e utilità vengono sacrificate alla bellezza” si riferisce anche a tante donne (non tutte ovviamente) dei nostri giorni che purtroppo si concentrano sulla parte più insignificante di sé: la bellezza, come diceva la stessa Mary Wallstonecraft “e le foglie rigogliose, dopo aver soddisfatto lo sguardo esigente, appassiscono dimenticate  sullo stelo.” Ebbene, ci sono ancora oggi, donne che pensano solo ad essere belle. E molte giovani donne aspirano ad essere sexy e attraenti.
         Ancor ‘oggi ci sono delle bambine che crescono con l’idea di essere belle  senza preoccuparsi di essere brave e competenti.  Si vede pure in tv le veline, concorso di miss , pupe e secchioni tra altri. Il modello di donna presentato in tanti programmi come questi, così come in molte pubblicità, è quello delle belle e, purtroppo, a volte anche stupide
          Tuttavia come dice la stessa Mary W. “I fiori appassiscono”, e queste donne educate per piacere al sesso opposto e per esibire la loro bellezza fisica, finiscono per essere rimpiazziate da donne più giovani e più belle. Si vede pure in tv, il numero di donne più anziane nella tv italiana (e non solo) è bassissimo, e quelle giovani e “belle” che ci sono oggi, domani saranno sostituite. Immagino che se Wollstonecraft vivesse nei giorni nostri e vedesse tutte queste donne semi-nude, che fanno anche le stupide (spesso senza esserlo), Mary ne rimarrebbe scandalizzata. Me ne scandalizzo io che vivo in  quest’epoca, figurarsi lei.
        Le donne (molte, non tutte) del nostro secolo desiderano ispirare amore, “contente” di essere un oggetto sia in tv sia un oggetto sessuale per gli uomini. Ma certo, tante altre donne  del nostro secolo sono civili senza le virgolette e studiano, lavorano, sono indipendenti e si fanno valere per quello che sono: persone competenti, intelligenti e professionali e anche belle, ma si concentrano sulla parte più importante del loro essere, non sulla più insignificante. Queste donne sono forti e utili al contrario di tante altre dei nostri tempi, delicate e inutili.

Brani tratti dai capitoli
 “ Le ragazzine, fin quasi dalla nascita, amano l’abbigliamento: non contente di essere graziose, vogliono essere trovate tali; si vede, nelle loro piccole arie, che questo pensiero occupa di già la loro attenzione; e sono appena in grado di comprendere ciò che loro si dice, che vanno guidate parlando loro di ciò che si penserà del loro comportamento. Il medesimo motivo comunque, indiscretamente  proposto ai ragazzini, non ha lo stesso effetto. Purché siano lasciati liberi di cercare i propri piaceri, essi si preoccupano assai poco di quello che si potrà pensare di loro. Non è che a forza di tempo e di fatica che vengono assoggettati alla medesima legge.” Pag.178

“Troppo puerili, tanto da non meritare neanche una seria confutazione , sono le affermazioni di Rousseau (seguite poi da diversi scrittori) secondo cui le donne, a prescindere dall’educazione, preferiscono naturalmente, fin dalla nascita, le bambole,  i vestiti, la conversazione. È in effetti abbastanza naturale che una ragazza condannata a starsene seduta per ore e ore di fila a sentire le chiacchiere oziose di mediocri governanti oppure ad assistere la toletta della madre, cerchi di partecipare alla conversazione, imiti madri e zie, si diverta a vestire la bambola senza vita, così come fanno con lei, povera creatura innocente!” pag.122 e pag.123

        Direi che quanto riportato nei due brani sopra è più che attuale anche al giorno d'oggi. Mi rendo conto che è un assurdo, ma purtroppo le cose continuano ancora così in molti casi. È tanto vero che quando osserviamo dei bambini in giro, ad esempio bambini che conosciamo, se la femmina indossa un vestitino, un fiocco al capello, porta la borsetta ecc. ella si aspetta che, come minimo, le facciamo un complimento: “sei una principessa”, “sei bellissima”. Invece un maschio, non si aspetta questo tipo di complimenti; certo, gli fa piacere, ma non è proprio così ansioso come tante bambine.  Anche quando si dice: “Una bambina non si comporta così”, si sta dando alla bambina un’idea di comportamento da seguire, e lei non può essere quindi libera come i maschi: deve sedersi a gambe chiuse; le parolacce sono più tollerate dai maschi che dalle femmine. Certo, non è  sempre così, ci sono  comunque quelle donne e quelle bambine che non seguono “il manuale” di come diventare bella, carina, piacere agli altri ed essere amata.
        Alle bambine si chiede un certo tipo di comportamento e loro devono semplicemente obbedire, e per questo, poi si dice che le femmine sono più tranquille dei maschi. E’ logico, sono “orientate” a essere così, ma questo non è un bene perché così facendo, si bloccano e non sono libere di esprimersi nell’interezza del loro essere. Bambini e bambine devono essere educati con gli stessi criteri, senza stereotipi di genere.
        Riguardo alle affermazioni di Rousseau citate sopra, purtroppo esiste ancora questo stereotipo della bambina tanto carina, delicata che è sempre ferma a giocare con la bambola. Ma questo succede a causa della consuetudine. La bambina gioca con la bambola, partecipa alla conversazione, perché è abituata a vedere e sentire come si comporta una bambina: semplicemente lei recita la parte, sa che sarà punita se non lo fa, al contrario sarà premiata. Le bambine semplicemente seguono dei modelli, prima osservando la madre e poi gli altri bambini e adulti e di conseguenza si adeguano e imparano “a vivere in società e a non stonare dal coro”.

“Le ragazze sono costrette a starsene immobili a sedere, giocare con le bambole, ascoltare conversazioni sciocche , e si finisce poi con il sottolineare l’effetto dell’abitudine come se fosse un’indiscutibile indicazione della natura.” Pag.179


        Ecco qui un’ altra verità, anche ai giorni nostri.  Come diceva Montaigne
“...il principale effetto della sua [della consuetudine] potenza è che essa ci afferra e ci stringe in modo che a malapena possiamo riaverci dalla sua stretta e rientrare in noi stessi per discorrere e ragionare dei suoi comandi. In verità, poiché li succhiamo col latte fin dalla nascita e il volto del mondo si presenta siffatto al nostro primo sguardo, sembra che noi siamo nati a condizione di seguire quel cammino. E le idee comuni che vediamo aver credito intorno a noi e che ci sono infuse nell'anima dal seme dei nostri padri, sembra siano quelle generali e naturali. Per cui accade che quello che è fuori dei cardini della consuetudine lo si giudica fuori dei cardini della ragione; Dio sa quanto irragionevolmente, per lo più” . Montaigne (libro di antropologia culturale- Fabio Dei)

“Le ragazze infatti se  non le si deprime  con l’imposizione di una vita priva di qualsiasi attività, e non se ne compromette l’innocenza  con falsi concetti di pudore, preferiranno sempre giochi chiassosi e dinamici: le bambole non susciteranno mai in loro interesse, a meno che non vivano isolate, senza alternativa alcuna.”  Pag. 124
        E’ ovvio che si tratta di uno stereotipo, anche Barrie Thorne nel suo libro Gender play ( 1993), dice che  i bambini, quando lasciati giocare da soli, molte volte si mescolano tra maschi e femmine e giocano insieme, come il nascondino. Durante i giochi di questo tipo non c’è nessuna differenza tra i sessi, nel senso che anche alle bambine piacciono i giochi dinamici, chiassosi e questa ne è la prova. Certo, se si comincia a dare una bambola ad una bambina di due anni e per  due o tre anni di fila le si dice che lei è una femmina e deve fare cose da femmine come giocare con la bambola mentre il calcio o la macchinina sono cose da maschi lei interiorizzerà  l’idea come vera, la elaborerà e la riprodurrà.

“ Fragili in tutti i sensi, sono costrette a cercare conforto nell’uomo. Si aggrappano a lui per essere sostenute nei pericoli più insignificanti, e pretendendo soccorso suscitando pietà con la tenacia dei parassiti. Allora il loro protettore naturale  allunga il braccio oppure alza la voce per difendere la leggiadra creatura tutta tremante: da che cosa? Forse dal cipiglio di una vecchia mucca oppure dal salto di un sorcio; un topo poi costituirebbe un pericolo serio. Nel nome della ragione, anzi del buonsenso, come si può non disprezzare essere simili, per quanto belli e delicati?”     pag.151


         Effettivamente devo ammettere che anche questo brano  è in parte in linea con la realtà. Probabilmente nel tempo di Wollstonecraft era più comune che oggi. Ai nostri tempi la donna lavora di più, anche lei ha un reddito (non tutte), e non è la solita principessa delicata in attesa del principe, del loro eroe che arrivi a salvarla. Tuttavia, nella nostra società, ancora oggi questa scena si ripete in molti casi. 

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