E allora... chi continua a scrivere questa storia?
Per continuare a scrivere questa storia anche con alcune righe basta scrivere nello spazio per i commenti. Buon viaggio nel mondo dell'immaginazione...
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1
Lisa è il soprannome di una ragazza
che voleva conoscere il mondo e conquistare un grande tesoro. Il suo maggiore
desiderio era possedere la saggezza. Come Salomone lei non chiedeva a Dio né
terre né ricchezze, nonostante il contrario di Salomone, che era ricco: un re,
lei era una ragazza povera.
Una sera comunicò alla sua famiglia che avrebbe fatto un giro
nel mondo per conoscere i popoli e cercare un tesoro di valore ineguagliabile:
la saggezza. La sua famiglia al sentire la sua decisione provò a impedirla, ma
lei gli salutò e se ne andò la mattina seguente, prima dell’alba.
Quando lei gli aveva comunicato la sua decisione, i suoi
pensarono che fosse diventata pazza. Come una ragazza di campagna, giovane e
povera come lei voleva andare a conoscere il mondo? Non aveva soldi e anche se
ce li avessi, non sapeva niente del mondo e dei suoi pericoli, “conosceva” il
mondo solo attraverso la carta geografica che studiava e attraverso i film che
guardava in tv; I suoi si preoccuparono e allo stesso tempo pensarono che lei avrebbe
desistito di questa “follia”. Dopo una bella notte di sonno, lei sicuramente
avrebbe ragionato e rinunciato a questa “pazzia”.
Lisa passò quella notte insonne, preparando la valigia e
ideando un piano. Lisa, una venticinquenne, diplomata al Liceo scientifico,
alta uno e settanta, pesava sessantaquattro kili e portava i capelli neri sulla
spalla. Nei suoi occhi neri e luminosi si vedeva il grande desiderio di
avventura, di cultura e pace.
Uscì quella mattina all’alba,
portando con sé appena una valigia con dei vestiti e scarpe usurate, la mappa
mundi, un libro di geografia, due pani, un pacco di biscotti e due bottigliette
d’acqua. In quella strada di campagna non si sentiva altro che i suoi passi
lenti e decisi sulla terra. Non aveva ancora un piano preciso e sì delle idee
ancora vaghe, ma si fidava dell’universo e della forza superiore che le avrebbe
indicato la strada da seguire.
Lisa, una ragazza italiana di un
paesino di campagna, viveva al nord est vicino all'Appennino tosco-romagnolo,
lasciò la sua terra per conoscere il mondo, i popoli, e ottenere la saggezza.
Sapeva che poteva ottenere la saggezza anche rimanendo lì a casa, ma il suo desiderio
di conoscenza e di vivere delle esperienze fu più grande; sapeva che quel lungo
viaggio le avrebbe dato più opportunità di diventare saggia e di imparare anche
attraverso le vita altrui.
E’ vero che in Italia vivono tanti
stranieri di diverse parti del mondo, ma lei voleva recarsi proprio ai luoghi,
a diverse regioni del mondo e vivere un’avventura culturale e naturale:
assaggiare sapori, sentire odori … Molto rischioso, tenendo conto che non aveva
con sé dei soldi eccetto gli spiccioli, ma quello non la impauriva, voleva
realizzare questo viaggio senza data per tornare e l’universo l’avrebbe
aiutata.
Siccome non aveva soldi, doveva
viaggiare come clandestina o essere aiutata da qualcuno. Fu allora che si
diresse alla stazione e prese un treno che la portassi al sud di Italia. Il
biglietto non l’aveva comprato e allora doveva cambiare sempre carrozza quando
vedeva un controllore. Ma questo non le piaceva, era in errore: doveva pagare
il biglietto, ma come? Doveva anche mangiare, farsi la doccia e dormire in un
posto decente. Allora, decise di rimanere a Roma per qualche giorno. Lì, trovò
un ristorante che le diede da mangiare e qualche soldo e anche un letto almeno
per due giorni, poi con i soldi che prese, affittò una camera in periferia e
poi si diresse al centro della città, si sedette in una piazza e cominciò a
scrivere quello che le veniva in mente che lei intitolò “ parole di
viaggiante”. E giustamente vendeva ai turisti, quelle “parole di viaggiante” ,
cioè, si trattavano di frasi sagge e a volte divertenti, poiché anche l’inglese
l’aveva un po’ imparato a casa con i libri e con l’internet. Ecco, scriveva le
sue parole di viaggianti in inglesi e vendeva ai turisti come “souvenir
italiano”. In fondo era lei italiana e quelle erano sue parole…. Insomma era un
mezzo di guadagnare qualche soldo e pagare da mangiare, dormire e il biglietto
del treno… no?
Quei pochi soldi che lei aveva
guadagnato quel giorno stavano per finire, dunque, doveva trovare un’altra
forma di guadagnare qualche soldo e poter proseguire il suo viaggio verso il
sud di Italia, giacché voleva cominciare il viaggio per il sud del mondo.
Dopo tanto riflettere pensò tra sé e
sé: “Io mi chiamo Lisa, ho i capelli lunghi e dello stesso colore dei capelli
di Gioconda, ho la faccia tonda come la sua, insomma qualche altra somiglianza
c’è l’ho, già mi hanno fatto notare in passato, anzi per questo che mi hanno
dato questo soprannome”. Poiché il suo vero nome era Emanuela che non centra
niente con Lisa.
“Urrà!” ululò.
Domani in piazza mi farò fotografare con i turisti come
imitatrice di Gioconda.
Ecco che l’altra mattina stava lì, con un vestito nero come
quello di Gioconda e in posa tale quale lei, e muoveva solo gli occhi in
direzione ai passanti. Fu anche divertente, la fotografavano, facevano i video,
ma cadevano poche spicciole nel suo capello per terra. Allora la “mona lisa”
mosse anche la bocca”:
“Forse merito un po’ più di soldi no"?
Tanto sono uscita da un quadro del quattrocento e sono qui in questa piazza a
farmi fotografare.”
La folla rise e così, lei attrasse a sé più passanti ed ecco
che lei tornò immobile e finalmente cominciarono a piovere banconote da 5 euro
e monete da uno e due euro nel suo cappello.
2
Era una mattina gelida di dicembre
quando cominciò a cadere la neve. Taìs che si era appena alzata, corsi verso la
finestra e guardò incantata i fiochi bianchi che cadevano dal cielo. I suoi
occhi brillavano guardando quella magica neve soffice che cadeva giù e “colorava”
tutta la strada di bianco.
Era da una settimana che era nella Terra
del Fuoco; stava compiendo la prima tappa in cerca del suo destino.
Una notte, quando abitava ancora in
Brasile, sognò che per scoprire il suo destino, doveva uscire dal suo paese e
compì un viaggio in torno al mondo. Era soggettivo il sogno poiché era il suo
maggiore desiderio fare un viaggio intorno al mondo. Ma lei era ragazza di
campagna, senza un soldo, come farebbe un viaggio intorno al mondo? Ancora
addormentata in quella notte piovosa di aprile, lei si riaddormentò viaggiando
in quel sogno favoloso.
Al svegliarsi, il sogno non era
svanito, era nitido, non sembrava per niente un sogno, era così reale!
Allora Taís si alzò, prese la tazza
di caffellatte calda che sua mamma, Joana gliel'aveva preparata. Taís
aveva già raggiunto l’età di trent'anni, ma non le dimostrava; portava i
capelli biondi sulla vita legati in una bella treccia, era alta poco più di un
metro e sessanta ed era bianca come la neve; anche se la neve non l’aveva mai
vista (eccetto alla TV e sui libri). Il suo soprannome era: fiocco di neve, a
causa del colore della sua pelle.
Fiocco di neve, dopo quella notte
piovosa di aprile ebbe sempre lo stesso sogno, ogni notte il sogno si
prolungava, come un romanzo che si legge dieci pagine ogni giorno. Nel sogno
lei si chiamava giustamente fioco di neve (tale era soprannominata) ma viveva
una fantastica avventura in un viaggio in torno al mondo.
Una certa mattina di luglio, lei
guardò sua mamma adottiva e le disse: “Oggi parto per un viaggio intorno al
mondo; senza data di ritorno” Joana, grassa e bassa le guardò per un minuto e
dei suoi occhi spuntarono due grosse gocce d’acqua salata. Non disse nulla, semplicemente
accennò con la testa di sì. Tanto lei sapeva che quel giorno alla fine sarebbe
arrivato. Taís che era stata allevata da Joana dalla più tenera età, non sapeva
nulla, ma Joana invece sì, sapeva quello che la aspettava, cioè, il destino di
fiocco di neve; e sapeva anche che dipendeva da sua adorata “figlia”, il
destino di milioni di altre vite.
Era arrivato il giorno della
partenza. Da mesi, Taís aveva sempre lo stesso sogno, che si prolungava sempre
di più. Lei sapeva che un ente celeste o magico la stava guidando e lei non poteva
più posticipar la sua partenza. Doveva proprio andare in cerca del suo destino
che certamente non era lì in quella città.