Ciao,
ho iniziato questa storia e allora vi chiedo di unirvi a me e continuare a
scriverla . chi vuole può anche concluderla. Per continuare la storia basta
scrivere nell'apposito spazio per i commenti! Grazie e diamo vita
all'immaginazione!!! :-)
1
“Francisco, vieni a mangiare!”
“Arrivo mamma.”
Francisco era un bambino pallido e magro.
Da quando era nato, aveva un gran rapporto con i numeri. Nacque alle ore dieci
e tre del giorno ventuno del mese sette dell’anno millenovecentosessantanove.
Di genitore aveva solo uno: la mamma Clara, perché il suo babbo la abbandonò
appena seppe che lei era incinta.
Clara,
ragazza madre, appena ventenne. Viveva da sola con suo figlio Francisco in una
casetta che aveva affittato al numero diciannove della via Machado de Assis
nella città Rio de Janeiro. Carioca
(nata a Rio de Janeiro- città). Alta e magra. Portava
i capelli scuri sulla vita e aveva degli occhi a mandorle. Una bellissima
mulatta.
Clara da poco aveva finito il Liceo e
lavorava come commessa in un negozio di scarpe. Fu licenziata appena suo datore
di lavoro seppe che era incinta, poiché sarebbe un pessimo esempio per le altre
commesse, soprattutto perché lei era stata abbandonata dal fidanzato con cui
conviveva: il padre del bambino. Il motivo principale del licenziamento di
Clara era perché il datore di lavoro non voleva pagarle la maternità. Lei
doveva denunciare al ministero del lavoro. Sarebbe anche risarcita per il fatto
di essere licenziata ingiustamente, soprattutto a causa della gravidanza. Non
ne volle sapere. Odiava la burocrazia, le scartoffie e i litigi. Tuttavia era
il suo diritto. Ciò nonostante lei lasciò stare.
Appena nacque il bambino, lei cominciò a
lavorare in un ristorante come cameriera di sala.
2
Francisco,
ormai aveva dieci anni, faceva la quarta elementare e il suo numero era il
cinque. Sì. La maestra faceva l’appello chiamando gli allievi per il numero al
posto del nome.
Era
veramente brutto. Francisco non si sentiva per niente bene essere considerato
appena un numero. Lui aveva il suo nome e la sua identità. Nonostante fosse
solo “un numero”. Lui era un numero nelle statistiche del governo, un numero
per la scuola e per la città.
La vita
gira intorno ai numeri. Un singolo numero fa la differenza. Un singolo numero è
potente quando è giustamente quello che fa la differenza. Un unico numero
decide le elezioni quando queste sono pareggiate.
Un
singolo numero cambia anche la storia, anche le finanze. Pensa di accrescere
uno zero al numero 1000, aumenterai di dieci volte il suo valore e se invece ne
toglie uno zero, ne diminuirai di dieci volte. Questa è la potenza di un unico
numero.
Impotente.
“Una rondine non fa primavera”. Un gruppo di uomini insieme ha la forza e
la potenza per muovere il mondo.
Francisco
scoprì presto il suo punto forte e anche il suo tallone di Achille. La sua
debolezza e la sua forza c’era un solo nome, era un unico numero: la sua mamma
Clara. Se qualcuno la ferisse, colpiva direttamente lui. Era capace di fare qualsiasi cosa per
lei. Era anche la sua mamma che gli dava coraggio e forza per inseguire i suoi
sogni.
Suo
padre; Voleva saperne quando era piccolo. Adesso aveva già dieci anni, era un
ragazzino che cresceva senza un padre, senza un orientamento maschile.
Era
anche “l’uomo della casa”, doveva crescere in fretta per aiutare la sua mamma,
doveva proteggerla. Francisco la amava di tutto il suo cuore perché Clara
sapeva essere madre e padre. Sapeva colmare il vuoto che aveva nella sua vita a
causa della mancanza de Mateus, un irresponsabile che la abbandonò, quando
questa era incinta: suo padre che mai ha conosciuto.
Alla festa del papà che in Brasile si
festeggia la seconda domenica di agosto, andava lei, l’unica donna, ma ci
andava. Perché lei era anche padre. Svolgeva le due figure nella vita del suo
unico e amato figlio, per il quale sacrificherebbe la propria vita.
3
Un
giorno, appena finita la lezione, Francisco litigò con uno dei suoi compagni di
scuola, Felipe, un bambino, diciamo “maleducato”.
“Bastardo!” gli ululò Felipe.
Il sangue gli salì alla testa e senza pensare,
Francisco diede uno schiaffo a Felipe e gli rompe gli occhiali sulla faccia.
Per fortuna non successe nulla di grave, ma Francisco fu sospeso della scuola
per tre giorni visto che successe davanti alla scuola, davanti alla maestra che
appena usciva dal cancello per separarli.
Quel
giorno, arrivò a casa con un biglietto dalla preside che chiamava la sua mamma
per parlarle dell’accaduto.
La preside era molto rigorosa, e le parlò
direttamente:
“Questo succede perché gli manca un padre!” "Un uomo di polso forte che
gli dia una buona educazione!”
Dopo tanto sentire quello che aveva da dire la preside, Clara, che sentì tutto
zitta, parlò:
Guardi Signora Soares, non difendo mio figlio, ma come lei può costatare,
Francisco è un ragazzino che ha i migliori voti, anche in condotta! Dovrò
chiarire con lui cosa sia successo veramente, ma lui non è aggressivo ed io so
educarlo bene. Sono cosciente che gli manca un padre, ma io fu abbandonata e
non ho voluto e ne desidero più nessun uomo, quindi io sono suo padre e sua
madre.
Clara all’arrivare a casa chiamò Francisco per parlargli. Lei non aveva mai
menato suo figlio, primo perché le botte, non si danno a nessuno, le cose si
risolvono nella base del dialogo e secondo perché lui non ne aveva bisogno
finora. Clara aveva le idee molto chiare riguardo all’educazione dei bambini e
il suo bambino lei lo educava nel modo che riteneva più giusto.
“Mamma, Felipe mi ha chiamato di bastardo!"
"Per questo gli ho dato un ceffone”.
Clara inghiottì quella parola amaramente e nel profondo del suo cuore sapeva
che suo figlio soffriva con l’assenza di una figura paterna.
Quell’episodio davanti alla scuola la fece cambiare idea. Lei era ancora
giovane e poteva trovarsi un uomo, avere altri figli e formare una famiglia!
Potrebbe regalare a Francisco un padre e dei fratelli! Soprattutto regalare a
se stessa un marito, qualcuno che si prendesse cura di lei; qualcuno con cui
coccolarsi e dividere i suoi pensieri, le sue paure, pure i suoi sogni più
secreti.
Magari dovessi uscire e conoscere degli uomini, magari si fidanzare e così dare
un padre a Francisco. Tanto lei era ancora giovane, e perché il suo compagno la
aveva abbandonata, non era detto che tutti gli uomini fossero dei mascalzoni. “Sì,
lei poteva avere più fortuna questa volta e poteva trovare un uomo degno del suo amore e
degno del suo figlio”. Pensava Clara. Sì, del suo figlio. Perché se trovasse un
compagno, lui doveva accettarla con suo figlio.
Clara aveva trentun anni, non era una ragazzina, ma era giovane e attraente. Da
quella sera in poi, lasciava suo figlio con sua nonna e usciva con le amiche ai
bar, discoteche, spiagge con lo scopo di conoscere un uomo che divenisse il
padre del suo figlio che adesso più che mai aveva bisogno di una figura
paterna, di un uomo di cui fidarsi e che gli spiegasse certe cose, che solo un
uomo spiega al suo figlio. Ma soprattutto un uomo che la amasse, anche lei
aveva il diritto di vivere la sua vita, il diritto di amare ed essere amata.
Non sopportava più la solitudine e tanto ormai erano già passati più di dieci
anni dalla nascita del suo bambino, nessuno potrebbe giudicarla male. Era una
donna seria, ma che giustamente voleva vivere la sua sessualità e chissà
formare una famiglia e avere altri figli.
4
“Francisco, mi dispiace che tu sia cresciuto senza un padre".
"Tuttavia come ti ho già raccontato, sono stata lasciata dal tuo padre, ma
ti prometto che troverò un fidanzato all’altezza di essere tuo padre ok?”
“Mamma non preoccuparti per me, voglio solo la tua felicità e se trovi un uomo
che ti possa fare felice, lo accetterò come mio padre, perché del mio genitore
biologico non ne voglio sapere. "Tanto non lo conosco nemmeno, mi ha
abbandonato insieme a te, quando eri incinta.”
Clara lasciò Francisco quel fine settimana con la sua nonna, Isabel, mamma di
Clara, e partì insieme alla sua amica Meire per una breve vacanza. Anche Meire
era in cerca di un grande amore.
Partirono per un viaggio al Paranà per visitare le cascate di Foz de Iguaçu.....
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